Exfabbricadellebambole, a Milano in via Dionigi Bussola 6, (CLICCA QUI:MAPPA) è spazio espositivo per mostre, corsi, seminari, laboratori d’arte, cultura, psicanalisi, letteratura, poesia, design, moda e altro ancora, (QUI LINK AL SITO PER MAGGIORI INFORMAZIONI). In occasione della mostra collettiva “L’Arte nei Tarocchi – I Tarocchi nell’arte“, artisti affermati faranno da tutor a giovani ed esordienti presentando un’opera liberamente ispirata agli Arcani Maggiori del Tarocchi. La mostra si terrà dal 23 Settembre al 21 Ottobre ed è prevista la pubblicazione (a tiratura numerata e limitata) di un cofanetto di Tarocchi d’Artista.
Durante l’esposizione saranno organizzatri incontri sul tema “Tarocchi: Origine, Storia, Simbolismo e Arte” che vedranno la partecipazione di Manuela Pompas (giornalista e fondatrice di Karma Institute); Andrea Vitali (filologo e presidente di Le Tarot Assoc. Culturale); Giovanni Sias (psicoanalista lacaniano); Giorgio Koan esperto d’Arte Contemporanea; Gustavo Bonora (psicoanalista e pittore).
TAROCCHI: Origine, Storia, Simbolismo, Arte – testo di Rosy Menta
Inzialmente, artisti e miniaturisti più o meno affermati, si sono cimentanti nella loro raffigurazione come Bonifacio Bembo o Francesco Zavattari (pittore d’affreschi come la Cappella di Teodolinda del Duomo di Monza); dal Mantegna all’epoca più contemporanea in cui vediamo artisti come Gentilini, Dalì, Gottuso e altri fino alla scultrice Niki de Saint Phalle (che ha realizzato splendide sculture vicino a Capalbio cui è stato dedicato il “Giardino dei Tarocchi”) si sono misurati.
I Tarocchi nascono, inizialmente, come carte da “gioco di società” intorno alla metà del 1400 ed evolvono nella storia e nella cultura, soprattutto medievale, venendo utilizzati anche come giochi d’azzardo, infine, solo nel tardo ‘700, il poligrafo, archeologo e massone, Antoine Court de Gebelin, pubblica l’opera antologica “Le Monde Primitif, analisé et comparé avec le Monde moderne” e analizzando le immagini dei “Tarocchi di Marsiglia” ne ravvisa le similitudini simboliche con il “Libro di Thot”, divinità egizia patrona della Sapienza, della scrittura, Matematica, Geometria, della Luna e della Magia.
Le carte dei Tarocchi, dal Medioevo alle culture successive si sono propagate in modo simile facendo nascere molte scuole e pubblicazioni affini che si divulgarono in Europa. Iniziarono a circolare (ed esistono fino a tutt’oggi) Tarocchi tedeschi, spagnoli, francesi, italiani (e in Italia si possono riscontrano anche regionali: liguri, piemontesi, fiorentini, lombardi) e così via.
Probabilmente la divulgazione , come successivamente il loro uso esoterico è dovuto a tribù nomadi zingaresche, le cui origini antiche ma sconosciute, ricche di culture folcloristiche, alimentavano fantasie e pregiudizi e la convinzione di una tradizione delle arti occultistiche di cui la divinazione attraverso la cartomanzia (e la chiromanzia) ne erano le privilegiate.
Altre leggende abbinano i Tarocchi alla Thorà, mentre altre legano le origini a Marco Polo e alla antica sapienza cinese. Di certo, però, come tutto ciò che diventa Mito, sfuma nell’irrintracciabilità dell’origine e permette il fiorire di tutte le illazioni, leggende e mitologie.
Di curioso tuttavia rimane la similitudine, non tanto fra le varie raffigurazioni che riportano ad altre culture e nazioni, dal medioevo in poi, questi antichi simboli siano stati interpretati con significati molto affini come l’uso esoterico o iniziatico che ne è stato fatto.
In epoca contemporanea, seppure sulla medianità si sia ancora lontani dal comprenderne la natura, si può comunque riflettere, equiparando sia il processo interpretativo affine alla psicanalisi, ai sogni e alle sue interpretazioni, nonché ad una simbologia mitologica, in cui le carte diverrebbero un “mezzo” mediante il quale, l’officiante (cartomante), esplica una sorta di “meditazione” che consentendogli di estraniarsi da una condizione egocentrica, oltre allo stato di coscienza o consapevolezza, unico modo (estraniamento) per rintracciare l’origine delle azioni dell’interpellante che ne ha perso il principio.
L’interpellante è inconsapevole della “causa”, ossia “dimentico” dell’azione, ormai lontana nel tempo, per cui ne ha perso ogni traccia consapevole e ciò non gli consente di riconoscere la legge causa-effetto che comporta e riconduce alle inevitabili conseguenze delle azioni.
Si sa benissimo che un soggetto più è dentro alla propria soggettività meno possibilità ha di poter interpretare e riconoscere obiettivamente le sue azioni o riconoscerne gli effetti collaterali innescati.
Il soggetto per poter essere obiettivo i dovrebbe uscire da sé stesso, estraniarsi appunto, e operare esternamente come in terza persona, ciò che ovviamente è impossibile.
Ecco allora che una figura esteriore, inconsapevole del vissuto del soggetto richiedente, non essendo coinvolta emotivamente e, quindi, non di parte, può osservare e rintracciare i nodi causali dei conflitti e dei paradossi che si sono accumulati via via nel percorso e nella vita della persona.
Potremmo ricondurre il rapporto fra cartomante e l’interpellante al mito di Tiresia che non “sa” in quanto non conosce il vissuto ma “vede”, perché non coinvolto e distratto da un contingente emotivo. L’interpellante “sa”, soggetto a “conoscenza dei fatti” ma, proprio a causa di ciò, è cieco sulla visione delle conseguenze delle sue azioni e della sua emotività e, quindi, “sa” ma non “vede”.
Teoricamente potremmo comparare l’interpretazione dei Tarocchi, rapporto psicanalista-paziente ma rovesciato, in quanto che, mentre il paziente in un percorso analitico fa un viaggio interiore che gli farà trovare le connessioni del suo vissito e del suo passato rendendolo sempre più consapevole delle cause-effetto, il cartomante, veggente perché estraneo, trova le connessioni interpretandole.
L’interpellante s’affida, mentre in analisi è soggetto attivo, può in quanto passivo, trovarsi in situazioni di “dipendenza” dal responso delle carte o nel dubbio di un possibile condizionamento e di pretederminazione del destino.
In effetti ciò accade proprio perché non avendo coscienza della legge causa-effetto, l’essere umano finchè non esperisce in prima persona, non è in grado di ri-conoscere, interpretare e, quindi, nemmeno di produrre, quei cambiamenti necessari a condurre gli eventi.
Senza voler sminuire la “divinazione”, possiamo dire che il “veggente” non predice un futuro improbabile, inverosimile o assurdo, bensì, rintracciando le origini delle azioni (inconsapevoli che si sono perse nel tempo) interpreta le varie possibilità di un processo già in atto offrendo delle opzioni e possibilità alle soluzioni, riuscendo ad intravvedere la meta verso cui il soggetto è avviato e come, l’obiettivo ultimo, può concludersi.
Nella cartomanzia (come nella chiromanzia) non c’è nulla che non sia già scritto o stato scritto dal soggetto stesso.
Il futuro, pur essendo, paradossalmente già scritto, ma comunque sempre nelle mani del soggetto e la “predeterminazione” sta nella legge causa-effetto, che è la stessa che ordina e organizza in natura come nel cosmo, tutto ciò che vive e opera nei mondi: materiale e immateriale.
Gli stessi simboli degli Arcani dei Tarocchi hanno un’infinità di combinazioni, tante quante i calcoli matematici delle probabilità, in quanto la stessa carta abbinata o vicina ad altre, a seconda delle posizioni, può assumere significati assolutamente diversi e può trasformare un principio negativo in uno positivo non solo secondo i parametri umani conosciuti, ossia: positivo ciò che comporta (o porta) benessere e negativo ciò che è disagio o dolore, bensì, come esperienza di crescita e di evoluzione, spirituale, psicologica, individuale, sociale, soggettiva o esperienziale.
Quindi, volendo approfondire l’argomento, si può dire che i Tarocchi si possono abbinare sia alla filosofia quanto alla matematica, alla spiritualità come alla fisica quantistica, alla psicanalisi quanto alla cultura.
Volendo fare degli esempi, l’interpretazione, necessariamente approssimativa, dell’Arcano dell’Impiccato (o Appeso) cui appare una figura appesa ad una forca per i piedi, starebbe a significare anche “l’impedimento” a procedere, sia concretamente, sia psicologicamente se, per esempio la carta fosse posizionata vicina al Tarocco che rappresenta la Luna, potrebbe voler significare una “stasi” positiva e se, per ipotesi ci fossero vicini anche il Sole o il Carro, significherebbe che ci si trova in un momento meditativo in procinto trasformazione, come sempre quando si è vicini ad un cambiamento e ad una crescita esperienziale (o spirituale nel caso ci fosse anche la Papessa); mentre il Bagatto, simbolo della forza e del proprio destino fosse in abbinamento all’Arcano dell’Impiccato, porterebbe ad altre interpretazioni e sottolineerebbe l’incapacità di realizzazione dei progetti e di una inadeguatezza a saper accogliere novità e cambiamenti, anche positivi, per cui la valenza positiva del Bagatto, in relazione alla carta dell’Impiccato porterebbe a un responso negativo sminuendo le potenzialità di creatività e potenza.
Il simbolo dell’Arcano della Morte non sempre rappresenta previsioni nefaste di lutti, ma certamente propone maggiore accortezza e puntualizza che sono stati messi in atto processi inadeguati o troppo ambiziosi o inaffidabili quindi, consiglia prudenza e una revisione delle cose e della vita. Filosoficamente insegna che ogni cosa ha un inizio e una fine, che il dolore, per quanto intenso sia, apre porte nuove e a una conoscenza maggiore della nostra interiorità, e che infine c’è una rinascita. Se la Morte fosse in concomitanza con il Mago, l’attenzione si dovrebbe spostare al mondo interiore, poiché sottolineerebbe un’ incapacità analitica della propria vita, l’incomunicabilità e il caos nelle priorità e nei sentimenti; ma se invece ci fosse il Sole, ecco che preannunciarsi sì un momento di confusione, ma necessario, cui farà seguito un progresso, l’illuminazione e il buon fine dei progetti con il raggiungimento degli obiettivi.
Quindi la Morte, circondata da queste carte, darebbe la visione di un punto della vita, come una mappa che indica con la freccia “tu sei qui” sottolineando l’attualità che sta attraversando il soggetto richiedente, mostrando e consigliando, qualunque sia il progetto che voglia raggiungere o gli obiettivi che si fosse proposto, un traguardo ipotizzabile lasciando a lui la responsabilità delle proprie scelte e le conclusioni. La carta quindi, diventa consigliera preziosa, positiva e capace di attivare le forze intellettuali e spirituali, affinché la stasi, l’impedimento, le incapacità soggettive, si sblocchino e si passi alla concretezza e alla realizzazione.
Ovviamente, a volte ci sono processi in avanzato stato di svolgimento e in tal caso, le carte non potrebbero far altro che affermare un esito previsto e prevedibile, ma anche ciò non rientrerebbe nella predeterminazione, bensì evidenzierebbe un processo già sistematizzato in corso.
Per comprendere meglio, facciamo l’esempio di un tizio che abbia l’obiettivo di andare a Roma, la meta è quella ma a lui sta la scelta di “come” raggiungerla mettendo in gioco molte variabili quali il tempo che ha o che vuole mettere a disposizione, quindi le possibilità economiche e così via, in base a tali elementi sceglierà il mezzo: treno, aereo, bus, auto, autostop, bici, moto, pellegrinaggio… etc. Ovviamente, la meta resterà identica – “predeterminazione” – ma diverse saranno le esperienze che la scelta metterà in atto (incontri, scambi ed esperienze durante il percorso) e al raggiungimento della meta/obiettivo, si saranno verificati dei mutamenti tali ed esperienze uniche e particolari legate alla scelta e al mezzo.
La stessa predeterminazione (meta) sarà influenzata e, paradossalmente, non sarà comunque e mai identica a sé stessa.
exfabbricadellebambole
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